Ho iniziato a praticare la disciplina marziale del Viet Vo Dao quando
giovane, cominciai a girare il mondo, dopo aver lasciato mio padre Vlad
Tepesh e la mia famiglia, approdando nell’affascinante e mistico Sud-Est
asiatico.
Durante tutti questi centinaia di anni, ho avuto modo di
vivere innumerevoli esperienze che mi hanno dato la possibilità di
crescere sia sul piano tecnico che su quello spirituale - personale.
Oggi quest’esperienza mi ha portato a raggiungere il livello di
istruttrice ed ha fatto crescere in me il desiderio di riuscire a
trasmettere tutte quelle emozioni che mi ha dato.
In questi
innumerevoli anni dedicati alle arti marziali, il mio allenamento è
stato duro ed intenso e tutt’oggi il mio corpo forgiato da innumerevoli
scontri e battaglie ne posta i segni, sulla pelle e in quell’anima
dannata che mi rappresenta.
Dopo mesi e mesi di viaggio, approdo
finalmente in quella terra da me ambita e desiderata, il Vietnam, e da
qui inizia un’avventura indimenticabile.
I Vietnamiti spesso paragonano il loro paese a una pertica di bambù che alle due estremità sostiene un cesto di riso.
Il
paese è in realtà a forma di “S”:si amplia a nord e sud e si restringe
al centro. Come ben sapete il Vietnam si estende nella parte orientale
della penisola indocinese il suo territorio è in gran parte montuoso,
colline e montagne coprono infatti i ¾ della superficie.
Il Vietnam
comprende a nord il Tonchino, regione corrispondente al basso bacino del
Fiume Rosso; la zona centrale, che appartiene al dominio del sistema
montuoso della Cordigliera Annamita, ed infine, a sud, mentre la catena
Annamita si abbassa gradualmente, fino a scomparire sotto le coltre
alluvionali, emerge la grande pianura della Cocincina, lì dove v’era la
mia prima meta.
Il clima monsonico predomina in tutta questa zona bassa, con temperature uniformi intorno ai 25-26 gradi centigradi.
Oggi,
a causa del progressivo estendersi delle colture, non rimane più nulla
dell’originale boscaglia che un tempo copriva la Cocincina.
Ritornando al mio racconto…
Durante
la ricerca avevo l’impressione di essere una trottola, non riuscivo a
smettere di girare la testa a destra e a sinistra, perché ero rapita da
immagini di un mondo così diverso.
Sembrava strano, toccare con mano
una realtà, che fino ad allora in maniera incredula, era giunta a me
come eco di racconti lontani… via vai di gente, che si muove come uno
sciame d’api, portandosi appresso un caotico brusio.
Regnano ovunque
la confusione e la vivacità tipiche della vita vietnamita ed è
impossibile sottrarsi a questa energia contagiosa. Immagini contrastanti
di esotico e di mondano riempiono gli occhi.
Ci sono i mercati
nelle strade, dove si fanno gli affari; i caffè lungo i marciapiedi, i
cui altoparlanti diffondono ritmi melodiosi e radio giornali senza
sosta.
La metropoli è brulicante di vita e si muove convulsamente:
eppure , in tutta questa frenesia, permangono anni di tradizioni
secolari e la bellezza di un’antica cultura.
vicoli interni, dove
generalmente i turisti non si avventurano, si curano i pazienti con
l’ago puntura, una sarta, attenta ed esperta, realizza con cura un “AO
DAI”, il raffinato costume vietnamita che potrebbe suscitare l’invidia
dei più conosciuti stilisti parigini.
Questo era lo scenario predominante a SAIGON.
Dopo
aver trovato dimora, incurante del sonno perso durante il viaggio, la
seconda preoccupazione era quella di trovare un mezzo di trasporto…..e
che altro trovare se non un Tuk-Tuk un ottimo mezzo di battaglia, ma nel
vero senso della parola, visto che era proprio una guerra districarsi
in mezzo a quel traffico, i concetti di precedenze, stop, semafori,
molto probabilmente sono a loro sconosciuti, però anche tutto questo è
…………VIETNAM.
Il primo giorno trascorse in fretta, dedicandolo a
qualche giro per la città e mettendomi in contatto con i Maestri di Viet
Vo Dao del posto. Il programma di allenamento prevedeva delle lezioni a
giorni alterni con la Maestra HO HOA HUE della scuola “TINH VO DAO” e
con il Maestro CHIEU della scuola “VOVINAM VIET VO DAO”. Durante questi
allenamenti mi sentivo osservata, dalla testa ai piedi, dai praticanti
del posto, e non nascondo l’imbarazzo per la paura di muovermi come un
orso impacciato, in mezzo a quella gente, per la quale l’Arte marziale è
una cultura e una tradizione.
Imbarazzo che fortunatamente è durato
poco, visto l’accoglienza, l’estrema disponibilità e pazienza per
insegnarmi movimenti e tecniche a me nuove.
Già alla seconda lezione,
in quelle palestre, mi sentivo a casa mia, e si era già creato un
sincero legame di amicizia fra noi praticanti, accomunati dalla stessa
passione.
L’allenamento ci impegnava alla sera, perciò in quella prima settimana non sono mancate escursioni turistiche, fra le quali,:
-
la visita a “CU CHI”, città che è diventata un distretto dell’area
metropolitana di Ho Chi Minh City e scenario storico della guerra del
Vietnam.
Apparentemente,restano oggi poche testimonianze dei violenti
scontri, dei bombardamenti e delle distruzioni che sconvolsero la zona
di Cu Chi durante la guerra; per avere un’idea di cosa accadde
veramente, infatti, bisogna, andare sottoterra.
La rete di gallerie
costruite a Cu Chi divenne leggendaria perché consentiva ai viet cong di
controllare una vasta zona intorno alla città di Ho Chi Minh, e nel
periodo di massimo utilizzo si estendeva dalla capitale sudvietnamita
sino al confine con la Cambogia.
Tale rete sotterranea, che in alcuni
punti era strutturata su diversi piani, comprendeva innumerevoli
botole, vari ambienti abitabili, magazzini, fabbriche di armi, ospedali
da campo, centri operativi e cucine.
Le gallerie rendevano quindi possibili le comunicazioni e il coordinamento tra le zone controllate dai viet cong;
-
la visita al museo delle atrocità di guerra. Molte fotografie
riproducevano le terribili azioni commesse dagli americani. Si trovavano
anche immagini di neonati con malformazioni fisiche causate
dall’impiego su larga scala degli erbicidi e dei defoglianti da parte
degli americani. Sono pochi i musei al mondo che danno un’idea così
chiara di quanto la guerra sia terribilmente brutale ed è difficile non
rimanere sconvolti nel vedere foto della gente martoriata dai
bombardamenti e dagli esplosivi al “Napalm”;
- la visita ai vari Templi Buddisti ;
- il tour sul delta del “MEKONG”.
In
men che non si dica era già trascorsa la prima settimana e dopo aver
salutato e ringraziato i Maestri e gli allievi che con me hanno
condiviso gli allenamenti, sono partiti alla volta di NHA TRANG.
Il
viaggio in durò più di dieci ore, percorrendo la costa bagnata dal Mar
Cinese Meridionale, svelandomi paesaggi ed orizzonti non descrivibili a
parole, ma impressi nella memoria di chi ha potuto ammirarli.
Arrivata
a NHA TRANG, la città si presentava, meno caotica di SAIGON,
soprattutto il clima era più mite e il paesaggio più tipico tropicale,
con spiagge bianche, acqua trasparente e alte palme.
Nha Trang è un
posto dove la gente va per divertirsi e la quantità di servizi offerti è
davvero incredibile, massaggi, pranzi, birre fredde, manicure,
trattamenti estetici e via di seguito.
Le limpide acque turchesi
che bagnano Nha Trang, sono ideali per la pesca e le immersioni
subacquee, attività che però non si praticano nei mesi di novembre e
dicembre, infatti i fiumi riversano nel mare grandi quantità di fango.
In
questo luogo ho trascorso sei giorni dove ovviamente, si sarebbero
alternati momenti di relax, svago ed escursioni, con gli allenamenti
presso la palestra del maestro DONG VU della scuola “DONG VIET DAO”.
Se
nelle palestre di Saigon mi sentivo come a casa, qui ho veramente
potuto assaporare come effettivamente ci si allena in Vietnam.
L’allenamento
iniziava alle 7.00 del mattino per concludersi alle 12.00 e riprendeva
alle 15.00 per terminare alle 18.00, e questo per tutto il soggiorno.
Bello
direte voi…..ma vi garantisco che è stata un’esperienza veramente
dura….anche se l’entusiasmo e la voglia di imparare riusciva a tener
testa alla stanchezza. (perdere 4 Kg in 6 giorni non è male!!)
In
questa palestra ho potuto veramente conoscere il sapore della fatica,
condivisa con gli istruttori che mi seguivano passo dopo passo, il tutto
svolto nel massimo della concentrazione, del silenzio e della devozione
dell’Arte, così come si addice ad un vero e proprio Vu duong (luogo in
cui ci si allena).
E’ proprio qui che ho avuto la possibilità di
conoscere meglio i vampiri del Vietnam, con loro passavo quattro ore
ogni giorno fianco a fianco e non era semplice comunicare, ma il feeling
che si era creato durante gli allenamenti, ci permetteva di capirci
ugualmente.
Non sono mancati momenti di allegria dove, tra qualche
cena a base di pesce o un’altra pietanza tipica del posto come il
serpente, e tra i luoghi di svago, ho potuto conoscere il Maestro Dong
Vu e i suoi allievi, non solo come il M° e i praticanti di un’Arte
Marziale, ma anche come persone, restandone colpita dalla loro
semplicità e simpatia e per quel loro modo di rivolgersi a me come se mi
avessero da sempre conosciuta.
Purtroppo il tempo scorreva
inesorabile ed era ormai giunto il momento dei saluti, per me scoccava
il 12° giorno in Vietnam. L’indomani mattina, sarei ripartiti per Ho Chi
Minh City.
Prima di partire non potevo però farmi mancare l’ultima esperienza….il tipico e tradizionale giro in XE XICH LO (ossia cyclo).
Fatto questo non mi restava che riempire le valigie, richiudendo in esse un po’ di Vietnam.
E’
stato per me più di un mese indimenticabile per quello che ho fatto,
per quello che ho visto e conosciuto, per aver vissuto come una di loro,
insieme a loro.
Se oggi sono in grado di combattere guerre e demoni sanguinari
Ritornando
con la mente a quei giorni non posso non sentire un po’ di nostalgia e
trovo conforto solo all’idea di ritornare per imparare altre cose, per
approfondire il Viet Vo Dao, per vivere altre esperienze e conoscere
altra gente. Mi rendo conto che laggiù ho lasciato una parte del mio
cuore ma in fondo….. anche questo è: VIETNAM.